Da quando esiste, lo smartphone è al centro di infiniti dibattiti, discussioni, ricerche e articoli, ancora di più quando si considera il rapporto tra cellulari e adolescenti.
Quanto tempo passiamo al telefono? I giovani usano il cellulare in modo eccessivo? Chiunque abbia a che fare con bambini e ragazzi si è certamente posto interrogativi simili, spesso senza risposte a portata di mano.
Io non sono contraria alla tecnologia. Anzi, credo nell’enorme gamma di possibilità che offre nell’ambito dell’apprendimento, dell’educazione, della creatività. Ma riconosco anche i rischi connessi a tanto potere.
Ho lavorato su questo tema con un gruppo di studenti delle scuole medie. Da quell’esperienza è nato un interessante elenco di regole per l’uso del cellulare che voglio condividere con voi. Io sono molto soddisfatta del lavoro di questi ragazzi e ora credo in un futuro tecnologico e consapevole, senza dover rinunciare alle potenzialità degli smartphone.
Indice
Il cellulare oggi: oggetto indispensabile per giovani e meno giovani
Il cellulare oggi è uno strumento di lavoro e di svago. Di gioco e di studio. In tutti gli ambiti e a qualsiasi età. Anche a scuola.
Ma, benché la tecnologia sia ormai entrata nel sistema scolastico urlando a gran voce la propria utilità (o addirittura necessità), sembra essere tollerata solo rispetto a lim (lavagna interattiva multimediale), pc e tablet. Il cellulare resta il grande escluso. Il demoniaco oggetto che trasforma i ragazzi in esseri mitologici metà persona-metà telefono deve rimanere invisibile, nascosto negli zaini fino all’uscita dall’edificio.
Il proibizionismo è la soluzione?
Ovviamente no. Non riesco a considerare l’ipotesi nemmeno per un minuto.
E allora cosa fare?
Risposte interessanti possono venire direttamente dai giovani. Nel mio caso specifico dai ragazzi dello spazio-compiti, studenti di prima e seconda media che un paio di volte alla settimana condividono l’agonia dello studio quotidiano con il supporto e la supervisione di tre educatrici.
Lo spazio-compiti si svolge all’interno dei locali della scuola, la quale ci chiede di attenerci rigorosamente alle stesse regole adottate nell’orario delle attività didattiche.
Quando ne abbiamo parlato con i ragazzi la prima obiezione è stata: “Ma adesso non siamo a scuola, è una cosa diversa”.
Non lo nego, l’ho pensato anch’io!
M.F. rincara la dose con una serie di richieste a metà tra l’ironico e il provocatorio: “Ma cosa cambia tra cellulare e tablet? Le foto le posso fare con tutti e due!”; “E se gioco col pc? Io quello posso portarlo anche a scuola, per fare le mappe!”.
All’inizio lo provoco anch’io, ridendo: “Così mi stai dando solo motivi per non farvi usare neanche tablet e pc dopo i compiti”.
“Taci!” lo apostrofa R.
“E se li usiamo di nascosto?” ci riprova M.F.
“Vuoi tacere? Vero non ascoltarlo, è scemo!” conclude R.
Il dubbio amletico su cellulari e adolescenti: pro e contro
La potenza di internet e l’utilità di uno smartphone sono innegabili, se si pensa alle ricerche, alle traduzioni, ai blog per i compiti. Credo fortemente in queste motivazioni e sono preparata a sostenere la posizione.
Per quanto riguarda il tempo libero, invece, mi sento un po’ in crisi.
Sono d’accordo con le motivazioni dei ragazzi: comprendo la fatica nell’affrontare due ore di studio dopo le sei di lezione. E non trovo grosse differenze tra svagarsi con una partita a carte e rilassarsi giocando al cellulare.
D’altro canto riconosco il rischio di ritrovarmi davanti una ventina di automi che fissano ognuno il proprio schermo e comunicano tra loro nei giochi online, pur essendo ad un metro di distanza.
La svolta: istruzioni per l’uso dello smartphone
Concludo tra me e me che servono delle istruzioni per l’uso dei cellulari e rilancio la palla ai ragazzi. Mi vengono incontro senza resistenze, con naturalezza comprendono i miei timori e provano a considerare la posizione della scuola (non la accettano, ma apprezziamo l’impegno). Ne esce un interessante quanto semplice elenco di regole, di istruzioni per l’uso:
Solo chi ha finito i compiti
Sono tutti d’accordo, non serve discuterne. Prima il dovere, poi il piacere, direbbe mio nonno.
Per un tempo limitato
Sollevo la questione: “Se qualcuno ha pochi compiti e finisce molto presto non può stare due ore al telefono”.
“Sì che può”
“Ma anche no”
“Un’ora!”
“Quindici minuti!”
Dopo un’estenuante trattativa concludiamo l’affare a l’ultima mezz’ora.
Giochiamo in gruppo
“Se usiamo il cellulare almeno in due non siamo isolati, è come giocare a carte o a memory, è solo un tipo di gioco diverso” suggerisce M.P.
Ha ragione, così evitiamo l’effetto automi ipnotizzati che si ignorano. Quindi, sì al cellulare se si è almeno in due.
Con un po’ di timore chiedo come la mettiamo con Facebook e simili (Instagram, Snapchat, ecc…). Spiego che la scuola è terrorizzata dalla possibilità che siano pubblicati foto e video contenenti volti o particolari dell’ambiente senza esplicito consenso. “Ma chissenefrega dei social!” è la risposta unanime “se vogliamo pubblicare foto mica veniamo a farle qui!”.
Avvisare sempre le educatrici
Mi accorgo che la maggior parte dei ragazzi appare in allerta ogni volta che utilizza il cellulare. Sguardo che scatta verso la porta a qualsiasi rumore. Mano pronta a nascondere l’arma del delitto. Sottolineo l’importanza di fare tutto alla luce del sole con la coscienza pulita.
“E se qualche prof entra e ci vede?” chiede C.
Spiego che non c’è problema, purché le educatrici sappiano che in quel momento viene utilizzato un cellulare e con quale scopo, in modo da potersi ragionevolmente confrontare con chiunque dovesse manifestare perplessità o dissenso.
L’augurio: uso consapevole e funzionale
Non sarà tutto rose e fiori, ne sono consapevole. Mi aspetto tentativi maldestri di sbirciare le novità di Instagram o il furtivo messaggino Whatsapp al grido di “sto scrivendo alla mamma…alla zia…al nonno…al gatto che mi ha mangiato i compiti!”. Le premesse, però, sono buone.
Noi ci appelleremo con ferma pazienza al nostro elenco ad ogni tentativo di evasione al tanto ricercato compromesso. Vi terrò aggiornati sugli sviluppi e vi racconterò come affronteremo le varie deviazioni.
E voi? Avete provato a creare regole (su qualsiasi tema) in condivisione con i ragazzi? Come è andata? Avete incontrato delle difficoltà? Raccontateci nei commenti le vostre esperienze.
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